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Guide, accompagnatori e istruttori: ecco le differenze

Guide, accompagnatori e istruttori: ecco le differenze

Indice

I recenti tragici accadimenti hanno portato alla ribalta il ruolo della “guida” nell’ambito dell’accompagnamento in natura. L’interesse che si è abbattuto sul caso, amplificato dai media che comunicano spesso con tempi serrati e senza troppi distinguo, non ha contribuito molto a delineare competenze e ruolo di questa figura professionale.

Di guide ne esistono diversi tipi:

  • guida turistica
  • guida alpina (forse la più conosciuta)
  • guida naturalistica
  • guida ambientale escursionistica
  • guida canyon
  • guida speleologica
  • guida vulcanologica.

Ma chi è davvero la figura della guida?

Prima di tutto una doverosa premessa: la nostra costituzione stabilisce che le norme che regolano lavoro e professioni in Italia devono essere emanate dallo Stato. Lo Stato, però, in alcuni ambiti specifici, può delegare alle regioni, soprattutto in materia di formazione. In altre parole, lo Stato ha l’obbligo di istituire e regolare le professioni con leggi quadro, in linea con le direttive Europee, ma la formazione e l’organizzazione di dettaglio di queste figure può avvenire con provvedimenti regionali e/o provinciali (che ovviamente non possono andare in conflitto con le norme più generali

Non ho intenzione di soffermarmi sulle caratteristiche di tutti i tipi di guida, ma tratterò più da vicino le guide che operano in ambiente naturale, prevalentemente montano. C’è un’enorme confusione, soprattutto per i non addetti ai lavori (anche se devo aggiungere che anche noi siamo piuttosto confusi!). Proviamo ad andare con ordine senza entrare troppo nei dettagli.

Una prima distinzione essenziale che va fatta — che dovrebbe essere chiara anche alle persone che si affidano a tali figure — è la differenza tra guidaaccompagnatore istruttore, che hanno ruoli che a prima vista possono sembrare sovrapponibili.

La “guida”, in generale, è una figura professionale che ha acquisito competenze certificate (che possiede quindi un titolo spendibile per la legge Italiana) per accompagnare una o più persone in natura, percependo una specifica retribuzione per la prestazione effettuata, direttamente a favore dei clienti accompagnati o attraverso l’intermediazione di un ente/agenzia/tour operator (TO).

L’accompagnatore è, di solito, un appassionato volontario che agisce in un contesto non professionale, principalmente all’interno di associazioni, che non è retribuito e che può avere o non avere una competenza specifica. Il titolo di accompagnatore non è spendibile per la legge Italiana o ha una validità solo all’interno della struttura associativa che lo riconosce. Un accompagnatore, per quanto competente, non può utilizzare il titolo di guida, ma assume in ogni caso la totale responsabilità delle persone accompagnate; che in questo caso non sono clienti ma altri appassionati con competenze inferiori all’accompagnatore.

Per complicare le cose, ci sono ovviamente delle eccezioni. Alcune figure professionali usano questa locuzione anche in ambito di accompagnamento in ambiente naturale (sono quindi da considerare professionisti alla stessa stregua delle guide). Due esempi per tutti: l’Accompagnatore di Media Montagna AMM, che rappresenta una figura professionale assimilabile alla guida, che opera sotto l’egida del Collegio delle Guide Alpine, con precise limitazioni territoriali; L’Accompagnatore Canyoning ENGC, che è una qualifica prevista dall’Ente Nazionale Guide Canyoning, anch’essa con precisi limiti operativi. Se poi usciamo dall’accompagnamento in montagna ci sono altre figure professionali con il nome di “accompagnatore” che hanno una legislazione e una certificazione specifica, ma che nulla c’entra con le figure qui sopra menzionate.

L’istruttore è una figura professionale e/o non professionale che opera esclusivamente in ambito didattico, specializzato cioè nell’insegnamento ad altri di una specifica disciplina. Nel primo caso ha un livello di formazione tecnica elevato e una formazione specifica che gli permette di insegnare, nel secondo caso è di solito un esperto o un appassionato di una disciplina sportiva che mette la sua conoscenza a disposizione di altri soci, in modo gratuito.

Facciamo qualche esempio: un istruttore di alpinismo che opera all’interno di una associazione potrebbe essere un ottimo atleta e un ottimo istruttore (che fa corsi in modo non retribuito), ma non essere una guida; una guida canyon, oltre ad operare come guida potrebbe essere istruttore di altre guide su una o più discipline specifiche per una sua comprovata competenza didattica in quell’area. Un accompagnatore potrebbe essere un esperto molto attento e competente, con buone capacità organizzative e relazionali, senza essere né istruttore, né guida. Un istruttore di aerobica, plausibilmente non è né un accompagnatore, né una guida!

Quali sono le differenze che determinano le distinzioni la guide, accompagnatori e istruttori?

Prima di tutto, quando si parla di guide deve essere sempre presente l’elemento della professionalità, che in senso giuridico non significa che sono “brave” ma che sono dei lavoratori che percepiscono un compenso (soggetto a tassazione) a fronte dei servizi che offrono. Possono fare questo, e qui veniamo al secondo elemento, perché hanno conseguito delle competenze che sono state riconosciute e validate da un apposito enteche garantisce ai clienti accompagnati che la guida ha portato a termine un percorso formativo con standard ben precisi.

O almeno così dovrebbe essere, perché la legge sulla liberalizzazione sulle professioni, in Italia, se da un lato ha sbloccato e fatto finalmente crescere tutta una serie di professioni che fino a quel momento non avevano una rappresentanza e un ente di garanzia, allo stesso tempo — paradossi delle norme Italiche — permette a chiunque di autocertificarsi, previa comunicazione al cliente. In questo secondo caso, verrebbe a mancare il requisito della certificazione delle competenze da parte di un ente riconosciuto.

Quindi chiunque può fare la guida? La risposta è nì!

In teoria è possibile, in pratica è estremamente rischioso: la “guida autoreferenziata” si assume una enorme responsabilità in caso di incidente, vuoi perché non può far riferimento a una didattica certificata o a un ente di appartenenza che possa garantire per lei, ma soprattutto perché difficilmente potrebbe vantare una copertura assicurativa valida per attività professionale, senza avere alcuna abilitazione.

Mi astengo dall’esaminare tutte le sfumature di dettaglio del problema, altrimenti servirebbe scrivere un libro.

A chi fa comodo tutta questa confusione?

Non si capisce. Ci sono le guide alpine che urlano che solo loro possono accompagnare in montagna (ovviamente non è vero); ci sono le guide canyon che hanno una formazione lunga e specifica per operare nell’ambiente canyon che non è paragonabile ad altri percorsi di formazione, ma che sono osteggiate dalle guide alpine perché usano le corde; ci sono le guide speleo che sono presenti con collegi in sole tre regioni italiane e anche loro usano le corde, ma solo al buio; ci sono le guide ambientali escursionistiche che si sovrappongono agli AMM con conflitti e attriti che spesso finiscono in tribunale; ci sono gli accompagnatori “volontari” che spesso se ne fregano e usano i rimborsi spese per ovviare al problema della non retribuzione; ci sono, poi, gli esuberanti che portano amici e parenti in posti assurdi facendosi pagare benzina, cena e se ci scappa qualcosa di più (quest’ultima categoria è probabilmente in via di estinzione, perché non si capisce come possano tornare a casa interi).

Chi ci rimette in tutto questo bailamme?

  • gli utenti accompagnati, che spesso rischiano di affidarsi a pseudo-accompagnatori con qualifiche dubbie o inesistenti;
  • le guide, che vivono di questo lavoro.

Che fare? Beh, in attesa di una legge specifica che dia un indirizzo chiaro e valorizzi tutte le figure professionali coinvolte nel mondo del turismo sportivo e naturalistico, in un paese che potrebbe vivere di turismo, i consigli che mi sentirei di dare agli appassionati o curiosi di natura sono questi:

  1. Studiate, chiedete ad esperti, fate corsi e acquisite le competenze di base per avvicinarvi e vivere la natura in sicurezza;
  2. Se non avete le competenze necessarie, affidatevi ad un professionista e non abbiate timore a chiedere a chi vi accompagna chi è, che titoli ha, che esperienza ha, che formazione ha, ma soprattutto chi ha certificato questa formazione. State affidando la vostra salute a uno sconosciuto che vi porterà in posti bellissimi, divertenti e indimenticabili, che però presentano dei rischi specifici. Una professionista competente, consapevole e formato sarà in grado di farvi vivere la natura in grande sicurezza, prendendosi cura di qualsiasi problematica, senza quasi che voi ve ne rendiate conto.
  3. La raccomandazione più importante, però, è quella di non rinunciare a scoprire il mondo e la natura intorno a voi solo perché giornali e televisione scrivono che è pericoloso. La “montagna assassina” e il “canyon killer” esistono solo nella testa di chi ne parla senza mai esserci stato. La vita che avete a disposizione è una sola, non sprecatela nella paura, uscite da casa, vivetela con consapevolezza e permettete ai vostri figli di fare lo stesso. Non dimenticate che l’ISTAT indica strade, abitazioni e luoghi di lavoro come i posti più pericolosi in assoluto per numero di incidenti, non gli ambienti naturali!

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