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Il tuffo nelle uscite canyoning

Il tuffo nelle uscite canyoning

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Sarà ormai una decina di anni che pratico il canyoning e credo di essere cresciuto molto tecnicamente ed aver accumulato una buona esperienza ma continuo ad avere problemi con i tuffi. Non mi fraintendete, non è che non mi tuffo, ma semplicemente mi costa molto superare una certa altezza (e non stiamo parlando di 20 metri). Non voglio citare l’altezza esatta in questo articolo perché, alla fine, non è importante da quale altezza si salta. Ognuno ha i propri limiti per cui per alcuni un tuffo inizia ad essere problematico a 5 metri per altri a 10 metri.

I tuffi velocizzano la percorrenza della forra?

Se è vero che i tuffi non sono mai obbligatori è anche vero che in canyon molto lunghi – o con portate importanti, o quando ti devi “dare una mossa” – costituiscono uno strumento di progressione molto funzionale. Il tuffo è quindi anche uno strumento di progressione. Ed è proprio in quest’ottica che negli anni ho cercato di alzare l’asticella in modo da poter saltare progressivamente da altezze sempre superiori.

In realtà, però, insieme all’altezza ci sono altri fattori che influenzano il tuffo. Mi riferisco:

  • alla partenza (del tuffo),
  • alla pozza di ricezione
  • allo stato mentale della persona che esegue il tuffo.

Di seguito una breve e personale descrizione.

La partenza di un tuffo nel canyoning

Potremmo definire partenza (giusto per dare una definizione) il punto in cui il torrentista stacca il piede dalla roccia. I parametri che determinano la difficoltà di una partenza si possono secondo me riassumere in:

  • accesso: il percorso che devi fare per arrivare alla partenza. In alcuni casi devi correre lungo la parete della cascata per arrivare al punto in cui saltare, in altri non ci sono difficoltà e ci cammini tranquillamente
  • posizione: s’intende rispetto alla pozza. Alcune volte sono trampolini sporgenti per cui non devi neanche darti una spinta in altri casi sono arretrati per cui serve una bella spinta per non arrivare corto e sbattere contro la roccia.
  • aderenza: naturalmente è quanto è scivoloso (per tipo di roccia o presenza di vegetazione)

La pozza di ricezione

La pozza di ricezione non c’è bisogno di definirla, ma i fattori che determinano la difficoltà del salto sono la profondità e l’area di atterraggio. La profondità è determinata dal livello dell’acqua in relazione all’altezza del salto. Ci sono pozze dove anche saltando da 20 metri non tocchi mai il fondo e altre in cui devi sempre ammortizzare anche se salti da 3 metri.

L’area di atterraggio è l’area in cui è possibile entrare in acqua senza rischio. In alcuni casi è tutta la pozza in altri è ridotta  per la presenza di massi o molto lontana per la morfologia della pozza.

Lo stato mentale o emotivo

Infine lo stato mentale, a parte alcuni casi eccezionali, corrisponde allo stato emotivo del singolo in un determinato momento che influenza la decisione di saltare.

Per esempio, non c’è solo la paura dell’altezza, ma anche la voglia di rischiare. Magari due torrenti prima ti sei fatto un salto da 10 metri con pozza di ricezione problematica, ma ti ritrovi a non aver voglia di saltare un salto di 8 metri con pozza di ricezione simile perché hai paura di farti male e mettere a rischio la gara di bocce che hai tra due giorni.

Credo che essere consapevoli di tutti questi fattori possa aiutare chi ha difficoltà a saltare a migliorarsi. Capire che non c’è solo l’altezza, scomporre il problema in sotto problemi è una tecnica che aiuta a controllare la paura e a gestirla.

Vorrei poi chiudere quest’articolo con uno spunto di riflessione. Sarebbe in qualche modo utile per la disciplina del canyoning iniziare a classificare i salti in base ad alcuni parametri (non necessariamente quelli menzionati in quest’articolo) un poco come si fa per i torrenti?

La condivisione è esperienza ed emozione!

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