Può capitare spesso di chiedersi come si sia arrivati a fare determinate esperienze o certe scelte di fronte alle infinite possibilità che la vita ci ha posto davanti.
Ci siamo domandati la stessa cosa in merito al canyoning e abbiamo fatto anche un piccolo sondaggio tra clienti e amici per capire quali sono le principali motivazioni per provare (e spesso continuare a praticare) una disciplina così particolare come il torrentismo.
Ciò che è emerso sono 5 motivi per fare canyoning.
Con il torrentismo si possono vedere luoghi inaccessibili e posti incredibili
Forse la risposta più scontata, ma soltanto immergendosi completamente nelle pieghe della montagna – che l’acqua ha pazientemente modellato e scolpito in milioni di anni – è possibile accedere a delle bellezze nascoste.
Anche per chi frequenta la montagna a un certo livello spesso ci sono dei posti nascosti allo sguardo, in cui non è possibile accedere: le forre. Parola che in gergo tecnico indica le gole dove scorre o scorreva l’acqua, le forre sono per loro natura profonde, nascoste e inaccessibili.
Con il canyoning, è possibile ammirare le loro bellezze inaspettate: l’importante è farlo con umiltà e con la consapevolezza di essere ospiti in un luogo in cui padrone è solo la natura.
Il torrentismo rende accessibili alcuni dei posti più belli che la natura ha sempre tenuto per sé: basta indossare una muta e… guardarsi intorno!
Fare canyoning è un’emozione unica
Può capitare di chiedersi il motivo per cui una persona faccia cose che – da un altro punto di vista – possono sembrare folli o senza senso. Realizzare alcune azioni comporta un impegno e una fatica che riescono a scoraggiare tanti di noi.
Probabilmente sottovalutiamo l’enorme impatto che le emozioni hanno sul nostro cervello. Le emozioni sono la droga più potente e possiamo ottenerla a costo zero.
Chiedetelo agli sportivi d’elite o a chi pratica sport estremi, ma anche ad attori, musicisti, soldati delle forze speciali o a chiunque abbia provato la sensazione di essere “on stage”.
Grazie alle esperienze che si provano, la paura, la fatica e i dubbi lasciano il posto presto a una soddisfazione quasi orgasmica.
Per alcuni, questo diventa un vortice di passione; per molti, una temporanea evasione da un mondo non più a misura d’uomo, che permette di ricaricarsi e affrontare con leggerezza la quotidianità. Non è roba da Rambo: è possibile per tutti ricaricare le proprie energie nella natura. Per esempio facendo canyoning.
Il canyoning è divertente
Immagina di:
- avere uno spazio in cui poter saltare in una pozza con un bel tuffo a bomba,
- schizzare l’acqua alla persona che hai vicino, ignara
- rotolarti per terra,
- scivolare in un immenso acquafun naturale,
- lasciarti contagiare dai sorrisi di chi ti sta vicino.
Immagina di condividere tutto questo con le persone a te più care.
Immagina che non ci sia nessuno a dirti: “non prendere freddo”, “asciugati i capelli”, “copriti, con la corrente d’aria poi ti ammali”.
Qui sei libero di divertirti e di ritornare bambino, capace di sorprenderti e ridere a crepapelle. What else?
Quando fai torrentismo il cellulare non prende
Questa è una delle caratteristiche che in molti dicono sia la più rilassante e rigenerante. Non importa quanto siano importanti le cose che facciamo, non importa con quanta diligenza il nostro partner abbia necessità di aggiornarci su ciò che sta facendo: quando si fa canyoning non ci sono urgenze. Nel torrentismo siamo nudi di fronte alla natura e tutta la nostra attenzione possiamo indirizzarla a noi stessi e alle bellezze che abbiamo intorno, senza distrazioni.
Il canyoning è un modo per conoscere se stessi
Un motivo contro-intuitivo che spesso arriva solo dopo che si è provato il canyoning, come se fosse un piacevole effetto collaterale difficile da immaginare a priori. A ben guardare, però, c’è un perché. Come guide canyon, spesso siamo testimoni di una sorta di conflitto interno nei partecipanti che si trovano a confrontarsi con ambienti e situazioni inaspettati.
L’ostacolo sembra insormontabile, aumenta la paura di non farcela, ma tutto questo non accade per un pericolo reale. Semplicemente, confrontarci con l’ignoto, con situazioni che mai sperimentate prima, ci fa entrare in contatto con una parte nascosta di noi stessi che ci libera e ci permette di fare cose che credevamo impossibili. Subito dopo c’è spazio solo per una soddisfazione difficile da descrivere a chi non ha mai provato l’esperienza.