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Survival: un’attività adatta a tutti, a contatto con la natura

Survival: un’attività adatta a tutti, a contatto con la natura

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Siamo nell’era della tecnologia, abbiamo case intrise di domotiche, possiamo controllare tutto a distanza tramite app e la maggior parte del nostro tempo la trascorriamo in uffici o nei luoghi di lavoro, nel nostro bozzolo – più o meno comodo. Dovremmo aver raggiunto il top: una comodità a cui i nostri avi non avrebbero mai neanche pensato di poter aspirare.

Eppure una parte di noi ci spinge a fuggire da tutta questa comodità e tecnologia, per ritrovare il contatto con noi stessi, immersi nella natura. Ognuno a suo modo e con la sua misura.

A qualcuno basta una boccata d’aria ogni tanto, un raggio di sole su spiagge affollate; altri cercano gli sport all’aria aperta ed altri ancora scappano dalle città per rifugiarsi nelle campagne. Di fatto, però, assistiamo a un movimento in controtendenza che ci spinge lontano dal mondo delle grandi città e dalla tecnologia da cui siamo ormai dipendenti.

Scegliere la natura

Proprio questo è il contesto nel quale il Survival diventa il miglior modo per ritrovare sé stessi ed immergersi appieno nella natura. Il Survival diventa di fatto un test di sopravvivenza in cui possiamo metterci alla prova per scoprire se possiamo ancora vivere senza le comodità e gli strumenti a cui siamo abituati nella nostra quotidianità. Per alcuni può essere una dura prova trascorrere del tempo senza smartphone, per altri può essere impensabile dover rinunciare a un letto comodo; ognuno ha le sue abitudini quotidiane alle quali potrebbe non riuscire a rinunciare. 

Cos’è il Survival?

Quando sentiamo parlare di Survival pensiamo subito ad avventure estreme e posti lontani e selvaggi, oppure a personaggi muscolosi e tatuati: tranquilli, sono solo stereotipi trasmessi dal cinema e dai libri di avventura.

Di fatto, con il termine Survival si intende essere pronti a fronteggiare qualsiasi situazione di disagio che può accadere nella vita, dal bucare una gomma al trovarsi in un territorio non civilizzato.

Non è un’attività riservata ai rambo di turno o membri dei corpi militari: non presuppone nessuna situazione di pericolo. Al contrario, è un’attività adatta a tutti che sviluppa e riattiva attitudini e abilità per sapere adattarsi, improvvisare, risolvere e fronteggiare situazioni non consuete.

In Europa è ormai una vera e propria disciplina sportiva legata principalmente all’outdoor e sempre più spesso si parla di “Surviving”, proprio per sottolineare la componente “giocosa” e di simulazione e per non dare l’idea di situazioni di vera emergenza.

E allora proviamo a spegnere per qualche giorno lo smartphone e vivere in una situazione a cui non siamo più abituati, immersi nella natura: scopriremo quanto ci siamo allontanati dalla vita dei nostri avi e come possiamo risvegliare in noi capacità intorpidite dalle comodità del moderno mondo tecnologico.

La condivisione è esperienza ed emozione!

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Come vestirsi per fare canyoning?

Ho prenotato una uscita guidata di canyoning. Cosa metto nella borsa? La risposta è semplicissima. Sarà sufficiente: un costume da bagno una maglia termica (come quelle da sci) o un pile leggero un paio di scarpe da ginnastica da bagnare un asciugamano un paio di ciabatte Maglia termina per fare canyoning La maglia termica è utile in quanto fornisce una protezione in più dal freddo dell’acqua e della forra. Il canyoning, infatti si pratica lungo il corso dei fiumi e dei torrenti, spesso incassati, dove il più delle volte non arriva il sole e l’acqua può essere piuttosto fredda. Inoltre, durante l’attività

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Canyoning in Molise. Il torrentismo nel Matese: Callora e San Nicola

Il Molise esiste ed è bellissimo. Almeno per la parte che ho conosciuto io andando per torrenti: il Matese. In questo pezzo di regione, ci sono due forre poco conosciute che sono due piccoli gioielli: il Callora e il San Nicola. Il primo si trova a Roccamandolfi e il secondo a Guardiaregia all’interno di un’oasi del WWF. Canyoning in Molise: torrentismo al Callora Il Callora più lungo, meno verticale e con tuffi e toboga, il secondo, un solo tuffo ma con calate alte, in particolare con una sequenza di tre calate molto belle di cui le ultime due di 30

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Cosimo Chiesa

Il tuffo nelle uscite canyoning

Sarà ormai una decina di anni che pratico il canyoning e credo di essere cresciuto molto tecnicamente ed aver accumulato una buona esperienza ma continuo ad avere problemi con i tuffi. Non mi fraintendete, non è che non mi tuffo, ma semplicemente mi costa molto superare una certa altezza (e non stiamo parlando di 20 metri). Non voglio citare l’altezza esatta in questo articolo perché, alla fine, non è importante da quale altezza si salta. Ognuno ha i propri limiti per cui per alcuni un tuffo inizia ad essere problematico a 5 metri per altri a 10 metri. I tuffi

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